Una raccolta incompleta di voci sul colonialismo e le macerie che rimangono

In conversazione con Marco Aime, 
Igiaba Scego e Nedeesha Uyangoda
di Davide Coppo

Questo testo è un piccolo zibaldone di episodi sparsi nel tempo e nello spazio, anche se concentrati nell’Europa meridionale, che si tengono legati l’un l’altro da un filo solo a tratti visibile chiaramente. È quello del colonialismo e del razzismo che permea ancora nel 2021 le istituzioni e la società europea.

1 – Nel luglio 2013 Roberto Calderoli, senatore italiano della Lega, si trova su un palco a Treviglio, in provincia di Bergamo. Tiene un comizio per la festa della sezione locale del partito, che allora si chiama ancora Lega Nord. Roberto Calderoli è vicepresidente del Senato. Pronuncia una frase sgrammaticata, che trascritta fedelmente si legge così: “Ogni tanto smanettando con Internet, apro “il governo italiano”, e cazzo cosa mi viene fuori? La Kyenge. Io resto secco. Io sono anche un amante degli animali, per l’amor del cielo. Ho avuto le tigri, gli orsi, le scimmie e tutto il resto. I lupi anche c’ho avuto. Però quando vedo uscire delle – non dico che – delle sembianze di oranghi io resto ancora…”. Kashetu Kyenge, detta Cécile, è all’epoca Ministro per l’integrazione nel governo Letta. Nata in Congo, ha studiato Medicina a Roma e Oculistica a Modena. Ha preso la cittadinanza italiana nel 1994, venendo eletta alla Camera per la prima volta proprio nel febbraio 2013, con il Partito Democratico. 

2 – Tre mesi prima, il 29 aprile 2013, Mario Borghezio, eurodeputato sempre della Lega Nord, dichiara in una trasmissione radio: “Questo è un governo del bonga bonga”. Poi: “La Kyenge ci vuole imporre le sue tradizioni tribali”. Ancora: “Gli africani appartengono a un’etnia molto diversa dalla nostra. Non hanno prodotto grandi geni, basta consultare l’enciclopedia di Topolino”.

3 – Ancora nel 2020, in Belgio, esistevano oltre 20 statue che celebravano Leopoldo II, re del Belgio dal 1865 al 1909 e dello Stato Libero del Congo dal 1885 al 1908, o l’impresa coloniale belga in Africa. Lo Stato Libero del Congo fu un’anomalia anche per gli Imperi coloniali europei, sia in termini politici sia in quelli di amministrazione. Quel Congo non era uno stato coloniale e nemmeno un vero stato, ma un possedimento privato di Leopoldo. Lo scopo era soltanto uno: ricavarne quanta più gomma possibile. “Fu una hécatombe, un massacro perpetrato su una scala incredibile”, scrive David Van Reybrouck nel libro Congo. Lo sfruttamento della gomma distrusse l’equilibrio indigeno, l’agricoltura, il commercio.

4 – “In seno all’amministrazione c’erano razzisti e sadici convinti. Si verificarono torture, abusi di potere e massacri. Una figura come René De Permentier, un ufficiale della Force Publique, si dilettava a organizzare bagni di sangue assolutamente gratuiti. Fece tagliare la boscaglia davanti alla sua casa, in modo da poter sparare sui passanti dalla sua veranda” (David Van Reybrouck, Congo).

5 – Romelu Lukaku è uno degli attaccanti belgi più forti di sempre. Dopo diversi anni in Inghilterra, nel 2019 viene acquistato dall’Inter. Nato ad Anversa da genitori congolesi, suo padre Roger è stato, negli anni Novanta, nel giro della nazionale dello Zaire, l’attuale Repubblica Democratica del Congo e un tempo, Stato Libero del Congo di proprietà di Leopoldo II. “Quando le cose andavano bene”, scrive Lukaku in una lettera per il sito “The Players Tribune” nel 2018, parlando dei media del Belgio, “leggevo i giornali che mi chiamavano Romelu Lukaku, l’attaccante belga. Quando le cose andavano male mi chiamavano Romelu Lukaku, l’attaccante belga di origine congolese”.

6 – Venerdì 5 dicembre 2019, alla vigilia della partita di Serie A tra Inter e Roma, il “Corriere dello Sport”, uno dei quotidiani italiani sportivi più diffusi, pubblica una prima pagina con due grosse fotografie di Lukaku e Smalling, ex compagni nel Manchester United e successivamente avversari, rispettivamente, nelle due squadre che si sarebbero sfidate di lì a poche ore. Smalling è inglese, di origini giamaicane tramite la famiglia del padre. Tra le due fotografie dei calciatori, il titolo del quotidiano è: “Black Friday”.

7 – Ancora calcio: nel 2012, durante l’Europeo di calcio, “La Gazzetta dello Sport”, il quotidiano più venduto in Italia, pubblica una vignetta (l’autore è Valerio Marini) in cui l’attaccante italiano Mario Balotelli, di origini ghanesi, viene dipinto come un gorilla arrampicato sul Big Ben, in riferimento alla partita vinta dall’Italia contro l’Inghilterra. Il quotidiano, il giorno dopo, si scusa “se qualcuno l’ha trovata offensiva”. Tuttavia, definisce le accuse di razzismo frutto di “qualche mente malata” e le reputa “offensive, strumentali e assurde”.

8 – Nel 2013, per concludere un comizio in sostegno all’allora candidato del centrodestra per la Regione Lombardia e annunciare il suo spostamento verso lo stadio di San Siro, Paolo Berlusconi, vicepresidente del Milan e fratello di Silvio, dice: “E adesso andiamo a vedere il negretto di famiglia”. Si riferiva a Mario Balotelli, attaccante italiano del Milan acquistato dal Manchester City a gennaio dello stesso anno.

9 – A Fermo, nel luglio 2016, Amedeo Mancini, 35 anni, ultrà della Fermana, uccide Emmanuel Chidi Namdi, 36 anni, nigeriano richiedente asilo. Chidi aveva lasciato la Nigeria per fuggire dal gruppo terroristico salafita Boko Haram, insieme alla compagna Chinyere. Avevano attraversato la Libia, si erano imbarcati verso la Sicilia. Durante la traversata la donna venne picchiata. Era incinta, abortì. Mancini sarà poi condannato a 4 anni per omidicio preterintenzionale, alla donna viene concesso un risarcimento di 5.000 euro.

10 – “All’inizio dell’immigrazione di massa in Europa c’è stata una reazione scomposta, che forse non si può nemmeno definire razzista, nel senso che era un’avversione verso chiunque si potesse definire straniero. Poi c’è stato un passaggio più elaborato, portato avanti inizialmente (in Italia) dalla Lega e dalla nuova destra, in cui al concetto di razza si è sostituito quello di cultura. Però una cultura che veniva pensata in termini razziali, un dato ereditato e inamovibile, molto vicino alla concezione di razza. Quindi la cultura è diventata la nuova linea di separazione tra noi e gli altri. Sono emerse espressioni come scontro di cultura, scontro di civiltà. Invece mi sembra che negli ultimissimi tempi si sia persino abbandonato questo, e si sia ricaduti di nuovo in un odio verso lo straniero in cui non c’è nemmeno più questa elaborazione di un modello basato sulla cultura, che per quanto fasullo potesse essere, aveva almeno il pregio di un’elaborazione”. (in conversazione con Marco Aime, autore di Classificare, separare, escludere. Razzismi e identità, 2020).

11 – Il 3 febbraio 2018 a Macerata, nelle Marche, un uomo di 28 anni spara diversi colpi di pistola contro una serie di persone non-bianche. Non uccide nessuno ma ferisce sei individui. In casa sua viene trovata una copia del Mein Kampf e una bandiera con la croce celtica. L’anno prima l’uomo, di nome Luca Traini, si era candidato con la Lega Nord alle elezioni comunali di Corridonia, paese in provincia di Macerata.

12 – Matteo Salvini, candidato premier della Lega, commenta l’episodio: “È chiaro ed evidente che un’immigrazione fuori controllo, un’invasione come quella organizzata, voluta e finanziata in questi anni, porta allo scontro sociale”.

13 – Matteo Salvini, leader della Lega, il primo agosto 2019 scrive uno dei tweet più esplicitamente razzisti, probabilmente, da parte di un politico di primo piano nel Dopoguerra europeo: “Ma vi par normale che una zingara a Milano dica ‘A Salvini andrebbe tirata una pallottola in testa’? Stai buona, zingaraccia, stai buona, che tra poco arriva la RUSPA”.

14 – “Oggi non c’è un’elaborazione concettuale particolarmente alta, il pensiero è piuttosto basso, di livello infimo: è una rabbia scomposta, un odio indifferenziato in cui si accomunano zingari, ebrei, gay, chiunque sia presuntamente diverso. Non siamo di fronte a una teorizzazione del diverso, ma semplicemente a un’avversione senza nessun fondamento particolare. Che è ancora più pericoloso” (in conversazione con Marco Aime).

15 – Il 15 marzo 2019, in Nuova Zelanda presso la moschea di Al Noor prima, e il Centro Islamico di Linwood poi, l’australiano Brenton Harris Tarrant, anche lui ventottenne, spara indiscriminatamente a centinaia di fedeli musulmani. Uccide 51 persone e ne ferisce 49. I primi 17 minuti della sparatoria vanno in diretta streaming su Facebook, ripresi dalla telecamera che ha montato su un casco. Tarrant è armato con 2 fucili semiautomatici, 2 fucili a pompa e un fucile a leva. Sulle armi e sui caricatori ha scritto i nomi e cognomi di storiche battaglie tra cristiani e musulmani e di diverse persone che lo hanno ispirato. Tra questi, quello di Luca Traini.

16 – Nei giorni precedenti al voto delle elezioni che decideranno il nuovo sindaco di Milano nel 2021, il sito italiano “Fanpage” diffonde un video-reportage di alcuni candidati al consiglio comunale di Fratelli d’Italia chiamarsi “camerati”, e salutarsi con il saluto fascista “boia chi molla”. Fratelli d’Italia, secondo i sondaggi del 2021, è il primo partito italiano a livello nazionale.

17 – Non c’è bisogno di cercare chi si dichiara esplicitamente nostalgico dei fascismi: il presidente francese Emmanuel Macron, negli stessi giorni, ha dichiarato che “la storia ufficiale dell’Algeria è stata riscritta non basata su verità, ma basata sull’odio verso la Francia”. Inoltre: “La costruzione dell’Algeria come nazione è un fenomeno interessante da osservare. Esisteva un’Algeria prima della colonizzazione francese? Questa è la domanda”.

18 – “Si respira un’aria diversa, e lo vediamo in tutta Europa, in cui l’idea di democrazia, che era un valore consolidato, positivo e che davamo per scontato, non è più così per tutti, soprattutto per le giovani generazioni che hanno perso la memoria storica di quello che è stato il passato” (in conversazione con Marco Aime).

19 – “In Europa continentale tendiamo a parlare di colonialismo quasi esclusivamente in riferimento all’Africa, perché è stata colonizzata nella sua quasi totalità, ma io per esempio sono nata in un Paese che ha visto susseguirsi le dominazioni portoghese, olandese e inglese (lo Sri Lanka, nda). Penso che se affrontiamo il razzismo come un fenomeno globale, dovremmo avere un approccio simile alla colonizzazione europea, che ha interessato quasi l’80% del mondo” (in conversazione con Nadeesha Uyangoda, autrice di L’unica persona nera nella stanza, 2020).

20 – A gennaio 2020 il quotidiano “Avvenire” pubblica un video girato con uno smartphone in un lager per migranti in Libia. I video vengono prodotti dagli schiavisti, solitamente libici, e mandati ai parenti delle vittime per estorcere somme. Nel filmato si vede una donna eritrea legata per le caviglie e appesa a testa in giù, venire picchiata con un bastone. Secondo le stime del quotidiano, la somma chiesta per i prigionieri del Corno d’Africa è circa di 12.500 euro. Altri detenuti, per esempio del Bangladesh, “costano” meno: solitamente hanno parenti con minori disponibilità economiche.

21 – “L’intreccio è tra un vecchio ideale fascista ed i sovranismi che sono localisti. Non c’è più un’aspirazione ad una destra comune, ma vediamo invece paradossi come quello per cui Matteo Salvini si compiace di essere amico di Orban, ma l’Ungheria in Europa è quella che dà più contro all’Italia. Qui c’è un coacervo che è molto diverso rispetto a quello della destra classica, ma anche della nouvelle droite, da génération identitaire. Non c’è più l’idea di espandere un pensiero ma anzi, di radicare ognuno nel suo piccolo” (in conversazione con Marco Aime).

22 – Il 16 luglio 2021 la Camera italiana ha approvato di nuovo il finanziamento alla cosiddetta “guardia costiera libica” e ai centri di detenzione del Paese africano. È stato approvato un emendamento del Partito democratico che chiede al governo di verificare se la stessa missione possa, dal prossimo anno, essere affidata all’Europa, in modo da mantenere gli stessi finanziamenti ma togliere la diretta responsabilità all’Italia. Pochi giorni prima la ong Sea Watch aveva pubblicato un video in cui si vede una imbarcazione della cosiddetta guardia costiera sparare contro una barca di migranti. La Libia non riconosce la Convenzione di Ginevra sui rifugiati, firmata nel 1951. 

23 – “Questo razzismo è difficile da combattere perché non è esplicitamente fondato sul concetto di razza, a cui forse sarebbe facile controbattere con gli strumenti che la scienza ci ha fornito. Ma si intreccia con una crisi economica dell’Europa, il venir meno di sicurezze che il cittadino aveva, come lo stato sociale, e lo svilupparsi delle sempre maggiori incertezze. E quindi è un razzismo multiforme, in cui i problemi sociali vengono catalizzati contro gli stranieri intrecciandolo a temi che sono storicamente della sinistra, che vengono però incanalati verso quella direzione” (in conversazione con Marco Aime).

24 – “Il fascismo ha copiato molto dall’Italia liberale. la propaganda della guerra di Libia, nel 1911, si riproporrà uguale negli anni Trenta con l’invasione dell’Etiopia. Ci sono linee storiche che non appartengono a un periodo solo. È un errore considerare il colonialismo soltanto legato al fascismo” (in conversazione con Igiaba Scego, scrittrice, curatrice con Chiara Piaggio di Africana. Raccontare il Continente al di là degli stereotipi, 2021).

25 – L’Italia occupò la Tripolitania e la Cirenaica nel 1912, con l’azione del governo guidato da Giovanni Giolitti. Per giustificare la guerra, Giolitti scrisse nelle sue memorie che non poteva lasciare che il Mediterraneo meridionale diventasse “un condominio anglo-francese”. La guerra fu lunga e complessa, e la Libia non fu mai pacificata. Si tentò, negli anni successivi, di domare la guerriglia libica (appoggiata dalla Turchia) con il lavoro dei generali Badoglio e Graziani, che si preoccuparono poco delle conseguenze sui civili: anzi, costruirono diversi campi di concentramento in cui stipare la popolazione civile dell’altopiano del Gebel el-Achdar, con lo scopo di combattere la resistenza guidata dall’eroe libico Omar al-Mukhtar. Dal 1935 al 1936 Rodolfo Graziani diventò comandante delle operazioni militari contro l’Abissinia. Qui si distinse per l’impiego di gas illegali all’iprite, le stragi e le rappresaglie. Le più celebri furono il massacro di Debra Libanòs, in cui vennero fucilati oltre mille etiopi, in maggioranza monaci; e la strage di Addis Abeba, conseguente a un fallito attentato contro Graziani. Angelo Del Boca, in questo caso, stima il numero di morti in circa 3.000, tutti durante tre giorni di vendetta e violenza.

26 – Nell’agosto 2012 ad Affile, in provincia di Roma, viene inaugurato un sacrario dedicato al criminale di guerra e stragista Rodolfo Graziani. Il sindaco della cittadina, Ercole Viri, viene condannato nel 2017 a 8 mesi di reclusione per apologia del fascismo. Nel 2020 la Cassazione annulla la sentenza.

27 – “L’Africa in Italia non ci sta”, urla Matteo Salvini in una trasmissione televisiva il 9 gennaio 2017. Aggiunge che è legittimo accogliere “i siriani e gli iracheni” che scappano dalla guerra. Tutti gli altri, dice, “a casa loro a ricostruire il loro Paese”.

28 – Nella notte tra il 30 e il 31 gennaio 2017, in un centinaio di città italiane, i neofascisti di Casa Pound appendono altrettanti striscioni con lo stesso slogan: “Chi scappa dalla guerra abbandonando genitori, moglie e figli non merita rispetto”, si legge. A Reggio Calabria un anonimo contestatore aggiunge le parole: “Tipo il Duce”.

29 – “C’è stata un’inversione: mentre il razzismo è sempre stato o suprematista o fondato sull’idea di una superiorità del razzista nei confronti dell’altro, oggi invece si è venuto a consolidare un razzismo vittimista, piagnone: “Ci rubano il lavoro”, “Danno prima la casa a loro”, come se fossero “loro” la parte forte, vincente. Quindi è un razzismo che non pone nemmeno più una superiorità: nessuno teorizza il fatto che lo straniero sia inferiore a noi, oggi, ma è diverso, e questo basta per renderlo pericoloso” (in conversazione con Marco Aime).

30 – “Tutti i giornalisti sono d’accordo nel trovare che il cielo d’Africa è ‘azzurrino’, la lontananza ‘vaga’, i tramonti ‘fatti di porpora e oro’ (Ennio Flaiano, Aethiopia. Appunti per una canzonetta).