Correvano, eccome se correvano. Non volevamo perderli di vista. Per alcuni tratti della prateria le betulle e i pioppi americani, gialli come agrumi, facevano da schermo e i cavalli frusciavano nel fogliame.
Le donne lanciavano degli “heee!”, il loro strumento più convincente sembrava la voce, quello degli uomini le fruste leggere e lunghe come canne di fiume. Miss Rodeo 2017 aveva la camicia di cotone buono sbottonata almeno fino al seno e il cappello estivo, come nel dipinto a olio Cowgirl di John Lagatta.
Aderire allo stile di vita dei cowboy era più un dato di fatto che una scelta. “Monti anche tu i tori?” avevo chiesto al figlio maggiore dei proprietari dell’arena da rodeo al 3-Mile Creek. Si chiamava The Beauty and The Beast e ogni mercoledì sera delle estati di Pine Ridge faceva sold out.
Otto anni, occhi di cristallo, mi rispose: “Non più, una volta lo facevo. Adesso mi piace montare i cavalli.” Una scelta binaria, un po’ come nei menu dello Stato, carne di bisonte o uova, tutte proteine. E poi ancora: Coca Cola o Soda, non c’era neanche l’acqua nelle proposte, dico sul serio.
I giochi dei bambini Sioux spesso erano situazioni della vita artificialmente ricreati in miniatura. Così il più giovane di questa comunità Oglala, due anni appena, giocava a catturare con un lazo un tronco mozzo e poi a cavalcarlo selvaggiamente.