Buenos Aires

Luna Paiva e Jessica Trosman

LUNA PAIVA, artista

LUNA PAIVA, artista

A quando risale il suo ricordo più lontano nel tempo dell’Argentina? 

Uno dei primi ricordi che ho dell’Argentina risale a quando avevo tre anni. I miei genitori avevano divorziato da poco e mia madre venne a casa a Buenos Aires da Parigi, dove ero nata. Era il 1983, l’anno in cui fu ripristinata la democrazia, un periodo entusiasmante. Mia madre iniziò a lavorare in ambito culturale come Direttrice nazionale per le arti visive e viaggiai molto con lei in Argentina. Ricordo che una volta, dovendo recapitare libri e manifesti di alcuni artisti in scuole remote della provincia rurale di Salta, mi lasciò a Tilcara per alcuni giorni, perché per raggiungere quelle località avrebbe dovuto viaggiare a dorso d’asino. In quella particolare occasione, io e mia sorella (ancora neonata) restammo con la nostra bambinaia Manuela e, quando tornò, mia madre scoprì che mi ero già adattata alla vita del villaggio. Avevo vissuto presso la famiglia Salteña diventandone parte. Mia madre dice che da allora amo i paesini. 

Qual è il posto migliore nel quale perdersi a Buenos Aires?

Penso che il centro di Buenos Aires, el microcentro, sia pieno di sorprese. È orribile e magnifico. Se si fa attenzione, ci si può imbattere in una cioccolateria antica o ritrovarsi sulla soglia di un appartamento art-déco, in una vecchia casa d’aste o in negozietti di gioielli vintage. Ogni scorcio è un’occasione che si presta a una foto e lascia un ricordo a testimonianza di momenti incisi nel tempo e nella vita. 

Una ricetta della sua infanzia 

La ricetta della mia infanzia è sicuramente quella di una patatina fritta gigantesca (diciamo di una trentina di centimetri) che un certo tuttofare di nome Ojeda era solito preparare a casa nostra. Mia madre lavorava tutto il giorno, così decise che la persona giusta per badare a noi era lui. Dopo essere stato circondato da così tanti pittori, è diventato lui stesso un artista folk. Ojeda era davvero bravo. Ricordo che un giorno venne a cena da noi Paloma Picasso e, invece di servire il dessert a tavola, lui bloccò le porte della sala da pranzo con i suoi dipinti. E li vendette tutti. 

Vivere a Buenos Aires ed essere un’artista… In che modo l’Argentina ispira le sue creazioni? 

Vivere da artista a Buenos Aires è tutta questione di distanze. Si è lontani dal mondo internazionale dell’arte – abbastanza da riuscire a concentrarsi sul proprio lavoro, come si deve – ma al tempo stesso si è troppo lontani per avere l’opportunità di esporre le proprie opere con facilità. Bisogna sempre trovare il giusto compromesso. Se puoi viaggiare, allora trovi l’equilibrio giusto. In Argentina natura e cultura sono entrambe selvagge e molto presenti. Non riesco a immaginare di riuscire a fare a meno di tanta immediatezza. 

Qual è la sua playlist preferita per quando viaggia in Argentina? 

La mia ultima playlist per quando viaggio in Paraguay e nel Big Sur è piena dei cantautori argentini che adoro, Charly Garcia, Luis Alberto Spinetta e Gustavo Cerati.

Il suo quartiere preferito di Buenos Aires?

É impossibile per me riuscire a sceglierne uno. A Buenos Aires ci sono tanti quartieri dalla bellezza imperfetta e discreta. In ogni caso, l’area circostante l’Obelisco, in pieno centro, è ispirazione pura e garantita. Brulica di vita, di confusione, di trepidazione. Qualsiasi cosa accada a Buenos Aires, accade prima lì che altrove. 

Nel suo carnet dei posti che consiglia di visitare a Buenos Aires, quali locali non devono mancare?  ( 5 suggerimenti per l’arte, il cibo, i quartieri,  i negozi, gli eventi speciali, etc.)

Per l’arte: il Teatro Colón, il Salón Canning per il tango, la Revolver Gallery, MALBA, il museo Fernandez Blanco.

Per mangiare: Gran Dabbang, perfetto per cena; Narda per la colazione; Los Platitos per pranzo; San Bernardo per giocare a ping-pong e per la birra. 

Negozi: Aux charpentiers per i pantaloni da gaucho; Arandú per i prodotti tipici; JT by JT, House of Matching Colors.

Le mie località preferite in Argentina sono Salta, Jujuy (e da lì con pochi passi si raggiunge Atacama), i laghi della Patagonia, la costa oceanica e le cascate di Iguaçu.

In quale ristorante prenoterebbe un tavolo per pranzare con sua madre? 

Con mia madre e mia nonna vado a pranzo da Sottovoce, un ristorante italiano della vecchia scuola a Recoleta. 

Buenos Aires è cambiata nel corso degli anni?

Buenos Aires è cambiata, ma sarà sempre indomabile e carismatica. Qui si percepisce l’effervescenza sprigionata dal lavoro collaborativo, una componente del processo creativo che mi mantiene radicata in America Latina. 

In che cosa crede? 

Io credo nel cambiamento, negli incontri casuali e nella buona volontà. Amo la sensazione che tutto possa cambiare e cambiare radicalmente. Per poter vivere molte vite in una sola. 

JESSICA TROSMAN, designer

A quando risale il suo ricordo più lontano nel tempo dell’Argentina? 

La casa dei miei nonni… Ci davamo appuntamento lì tutti i sabati per una rimpatriata di famiglia e ricordo che giocavo con i miei cugini. 

Qual è il posto migliore nel quale perdersi a Buenos Aires?  

La biblioteca nazionale. E casa mia… 

Una ricetta della sua infanzia 

La chiamavamo “chocótorta”, ed è un dolce a base di gallette al cioccolato chocolinas, dulce de leche e latte.

Vivere a Buenos Aires ed essere un’artista…

È molto creativo e, da un certo punto di vista, si diventa molto indipendenti. 

In che modo l’Argentina ispira le sue creazioni? 

Sapendo che in qualche caso abbiamo addirittura inventato i materiali da utilizzare. Abbiamo iniziato da zero. 

Qual è la playlist preferita che ascolta quando viaggia in Argentina? 

Negra Sosa, Serú Girán, Gaetano, Pink Floyd, Fito.

Il suo quartiere preferito di Buenos Aires?

Villa Crespo. Si tratta di un rione del tutto privo di negozi di moda e lo adoro per questo motivo. Quando ci passeggi, ti può capitare di trovarti circondata da officine di meccanici e tra gente che non ha niente a che spartire con le tendenze della moda. Al tempo stesso, è un quartiere con molti edifici e non è di tendenza, ma sempre più persone vi si stanno trasferendo. 

Nel suo carnet dei posti che consiglia di visitare a Buenos Aires, quali locali non devono mancare? 

Per l’arte la Galleria Nora Fisch, Orly Benzacar, gli atelier di artisti come Vicente Grondona, Juan Becú, Fernanda Laguna, Luna Paiva, Leandro Erlich.

Per la cucina: Narda Comedor, Orilla, Tegui, Yeite, Proper, Oporto.

Per i quartieri: La Boca, San Telmo, Villa Crespo, Tigre.

In quale ristorante prenoterebbe un tavolo per un pranzo con sua madre?

Di solito frequentiamo tutti quelli che ho elencato. 

Buenos Aires è cambiata nel corso degli anni?

Sì, molto. 

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