Potremmo dire che le montagne nella loro stessa natura hanno una certa misura di santità, nel senso in cui Rudolf Otto definiva il termine “santo” o “numinoso”, con la connotazione di “tremendo mistero” (mysterium tremendum et fascinans). In linea di principio accessibili agli umani, sono ancora un regno a parte, più pure del nostro mondo quotidiano, ancora abitato da poteri elementali e terrificanti che possono dare vita o uccidere. La conoscenza viene o può essere trovata nella montagna. Nelle montagne dimorano gli spiriti fastidiosamente potenti dei morti.
In Giappone potresti ancora imbatterti in figure intriganti che indossano minuscoli berretti neri e pon-pon luminosi, con trombe a forma di conchiglia sulla spalla, che avanzano a grandi passi lungo una strada. È un vero yamabushi, un prete “che si sdraia sulle montagne”. Lui usa chiamare le montagne shide no yama, dal momento che si suppone che le montagne esistano sulla rotta verso l’Altro Mondo. Lo Shugendo era in passato una sorta di ascetismo buddista. Consiste in pratiche magiche e un allenamento spirituale e fisico, il cui scopo è raggiungere il potere magico contro gli spiriti malvagi.
GIAPPONE. SACRALITÀ
Con Tetsuji Matsubayashi, monaco Shugendo, preti shintoisti del tempio Ise Jingū Grand Shrine e inviati imperiali
Un progetto di Cartography Magazine, Issue 4
Regia Luca De Santis. Musica Têmpete (Tabu) by Christine Ott. Voce Mark Billsborough
Un ringraziamento speciale a Sasayuri-ann, Ise Shima Toba Inbound Association, Japan National Tourism Organization JNTO.