Diventare un indigeno

Testo di Paola Corini
Fotografie di Luca De Santis

Oggi abbiamo visitato la tomba di Navarana, è un tumulo di pietre coperto di lichene color ruggine su un promontorio pietroso che affaccia sul mare. Quando morì nel 1921, portata via dall’epidemia di influenza spagnola, volle essere sepolta nel cimitero vicino alla chiesetta antica di Upernavik, chiesa che anni più tardi fu adibita a salone delle riunioni annuali dell’assemblea danese e oggi è parte del museo della cittadina.

Nel 1911 Navarana si chiamava ancora Meluq e aveva soli tredici anni quando il giovane danese Peter (Freuchen) confidò all’amico Knud (Rasmussen) che era l’unica dolce donna di tutta la costa occidentale della Groenlandia che avrebbe potuto prendere in moglie.

A Capo York (oggi Uummannaq) Peter, cartografo, e Knud, antropologo, avevano appena fondato la stazione commerciale Thule, base delle sette spedizioni con cani da slitta che seguirono fino al 1933 e che ci hanno riferito miracolosamente della storia umana delle terre artiche. Peter scrisse nei suoi diari che solo più tardi capì che prendendo in sposa Meluq per tutti stava “diventando un indigeno”.

Knud lo era già da bambino. Cosa significava diventare un Inuit? Nella società tradizionale degli Inuit i bambini giocavano a diventare adulti, i loro giocattoli erano miniature degli utensili dei grandi – piccoli arpioni e lance di osso di narvalo o zanna di tricheco – e le abilità si apprendevano per imitazione. Le femmine imparavano dalle donne, i maschi dagli uomini.

Così, in lingua Inuit non esisteva una parola per “cacciatore”: i maschi nascevano per provvedere alla famiglia e vi provvedevano con la caccia. Quando il bambino iniziava a cacciare, allora diventava un uomo. Uomo era sinonimo di cacciatore. Cosa significò per Meluq sposare il più promettente degli stranieri in circolazione? Meluq prese il nuovo nome di Navarana, una gentildonna con vestiti nuovi e amiche all’ora del tè.

L’abito tradizionale di una donna Inuit consisteva in una giacca con cappuccio in pelo di volpe, ampia sul ventre abbastanza da ospitare un lattante, un paio di stivali alti al ginocchio in pelle di foca barbata, privata del pelo e essiccata nel ghiaccio, calzettoni in pelle di caribù con collare di pelo di orso polare, mutandine di pelliccia di orso polare. La Meluq prima di Navarana era così povera che vestiva solo pelo di cane. Il giorno in cui conobbe Peter trascorse tutta la notte a cucire un paio di guanti a manopola come gesto di riconoscenza per il dono di un pezzo di pane che il ragazzo le aveva fatto. Dopo qualche giorno Peter chiese di lei e nessuno aveva mai domandato espressamente di una donna in paese.

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