Villa Extramuros

Testo di Paola Corini
Fotografie di Luca De Santis

Arraiolos, Alentejo, Portugal. Il nostro viaggio in Alentejo comincia sempre con l’arrivo a casa dei francesi François e Jean-Christophe a Villa Extramuros in un giorno di inizio aprile. Il primo anno la nostra piccola utilitaria noleggiata a Lisbona si faceva strada, oltre il cancello della proprietà, tra pecore al pascolo, ulivi e querce da sughero nel sole più splendente, l’erba già paglierina, ci avreste trovato dopo qualche minuto in piscina.

Oggi abbiamo addosso un pullover di lana e il camino è acceso, i gatti sul divano in salotto, il castello di Arraiolos incappucciato di nuvole piovasche. La nostra campagna quest’anno è così verde che sembra la Scozia, dirà sommessamente François.

Innamorarsi della campagna interna portoghese significa anche scegliere la sua siccità. Ma il ricordo di questa primavera fredda nella Villa non sarà meno struggente. Soprattutto il maltempo ci autorizza a decidere subito l’ora della cena, rigorosamente pensata dal nostro oste, in grandissimo stile portoghese, o meglio alentejano. Quindi succulenta, rustica e leggiadra insieme, calorica senza perdere grazia, insomma un trionfo.

Addio oceano Atlantico,  Lisbona è lontana, qui si prende volontariamente la strada verso il confine spagnolo, verso le dolci montuosità, i fiumi e i boschi. I pregiati prosciutti e le spalle dal retrogusto aromatico, come si dice alla montanheira, il risotto spruzzato di coriandolo fresco, l’arrosto al forno di porco prieto, il maiale nero locale, la torta di latte e tuorli d’uovo cotta in un grande teglia rotonda di terracotta, dolcezza di origine monastica che chiederemo di riportare in tavola a colazione. Fuori discussione, domani ci saranno le sfoglie calde alla crema cotta, le fragole fresche, i formaggi di pecora, il miele casalingo. Apriamo una bottiglia di vino buono. Beviamo solo quando c’è qualcosa da festeggiare, stasera è l’arrivo dei nostri ospiti. Parliamo di Parigi, delle corride dell’Estremadura, che distano meno di quanto disti Lisbona, delle terre dell’Uruguay da vedere finché sono ancora così quiete.

Quest’anno ci sono due nuovi arrivati: i cottage anni Sessanta nascosti nei cinque ettari di ulivi, dove la mattina nella casetta delle lettere trovi baguette fresca incartata e il caffè, un principio di colazione, del resto c’è della francesità qui e soprattutto una sapienza di vivere, progettare, arredare e ospitare, tutta europea. Come in un unico piano sequenza usciamo fuori da questi piccoli rifugi, fuori dalla più bella villa di campagna che conosciamo, fuori dal paese ancestrale di Arraiolos, fuori dall’urbanità di Lisbona e dall’allegria della Spagna confinante, fuori dal Portogallo.

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